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Diciannove anni fa l’ultimo Maggiolino

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Dopo ben 65 anni di produzione.

30 Luglio 2003, a Puebla, in Messico, esce di produzione l’ultimo Maggiolino della Volkswagen. In colore azzurro, oggi fa bella mostra di sé al Museo della Volkswagen a Wolfsburg.

Una vita lunghissima quella del Maggiolino, talmente lunga – ben 65 anni – che è difficile condensarla in poche righe. La sua produzione infatti iniziò nel 1938 e nei piani di Hitler doveva essere realmente l’auto del popolo, anche se la Seconda Guerra Mondiale ne bloccò la produzione facendo realizzare al suo posto veicoli militari che ne sfruttavano in parte la meccanica particolarmente funzionale, dovuta al genio di Ferdinand Porsche (motore e trazione posteriore, raffreddamento ad aria).

Terminata la guerra, gli edifici di Wolfsburg, dove si sarebbe dovuta produrre “l’auto del popolo”, erano quasi completamente distrutti dai bombardamenti ed i macchinari superstiti erano stati trasferiti in decine di cantine e autorimesse private. Gli Alleati pensavano di completare la demolizione, ma il salvataggio dell’azienda venne proposto da Ivan Hirst, un ufficiale inglese, ingegnere meccanico e particolarmente esperto di automobili, che ipotizzò di rimettere in funzione la fabbrica allo scopo di costruire automezzi per l’esercito britannico. L’ipotesi di Hirst fu in seguito abbandonata, ma il suo piano fu al momento approvato dalle autorità inglesi, a patto che egli sovrintendesse personalmente all’opera di ricostruzione ed avviamento della produzione, impiegando la manodopera esistente. Tale manodopera era principalmente costituita da prigionieri francesi, polacchi, russi, italiani e francesi.

I lavori di ricostruzione muraria, affidati agli operai italiani, furono terminati negli ultimi mesi del 1945 e, dopo una veloce sistemazione delle infrastrutture, la produzione riprese tra mille difficoltà, riuscendo in breve tempo a stabilizzarsi sul migliaio di Maggiolini al mese, numero minimo scelto per non chiudere la fabbrica.

Quando Hirst tornò in Patria, nominò direttore generale un tedesco, Heinz Nordhoff, che arrivò a far produrre quasi 50.000 Maggiolini all’anno. Un progresso che si sarebbe arrestato solo negli Anni 70. Con pochi ma importanti aggiornamenti (freni a disco anteriori, parabrezza e lunotto più grandi e altro) il Maggiolino, unica auto ancora prodotta con le pedane sotto le porte, è arrivata fino agli Anni Duemila, con 21.529.464 esemplari prodotti in vari impianti (Wolfsburg, Emden, Puebla e in Brasile) e soprattutto milioni di fan in tutto il mondo.

Reso celebre anche dai film della serie “Il Maggiolino tutto matto” dove ne combina di tutti i colori, ha avuto anche l’onore di entrare a far parte del garage del Vaticano: un esemplare di fine produzione fu infatti donato a Papa Giovanni Paolo II. Lunga vita al Maggiolino!

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